IMMIGRAZIONE: “IL PAESE DELLE PERENNI EMERGENZE”

Ci è pervenuto dal compagno Francesco Castelgrande e volentieri pubblichiamo:

“Ogni anno è sempre la stessa storia ed i problemi sono ormai sempre gli stessi”


La questione immigrazione in Italia è il tallone di Achille. Ogni anno è sempre la stessa storia ed i problemi sono ormai sempre gli stessi. La politica autoreferenziale, la stessa che ha più volte stracciato la più bella Costituzione del mondo, opera sempre in emergenza. Noi riteniamo che non ci sono più alibi e neppure giustificazioni visto che  vi è bisogno di lavoratori, particolarmente in agricoltura, ma anche nel settore della logistica ed in altri settori come l’assistenza e la cura delle persone. Il sovranismo ha vinto ed ha preso il sopravvento nelle menti facendo credere alle persone che il problema è diverso dalla realtà. In realtà nessuna invasione di immigrati e nessuna povertà e disoccupazione derivanti dalle migrazioni. Basta alla politica degli annunci, al fenomeno del turismo migratorio,  basta alla politica dei selfie e alla politica urlata senza dare soluzione alcuna alle condizioni di vita di queste persone.

Non è più tollerabile la situazione dell’accoglienza nei ghetti e nelle strutture di fortuna. In Basilicata e in Puglia vi sono ancora aree dove risiedono i lavoratori immigrati senza luce nè acqua nè servizi essenziali, nonostante la rete idrica ed elettrica passino a pochi metri dagli insediamenti. Per non parlare della situazione igienico-sanitaria: vi sono intere aree dove i rifiuti di ogni tipo sono sparsi sul territorio. Nessuna Istituzione provvede alla raccolta e allo smaltimento di quei rifiuti con nocumento non solo alla salute dei lavoratori ma anche e soprattutto alla salute del Pianeta. Al Presidente del Consiglio Draghi, al Ministro della salute e al Ministro della transizione ecologica chiediamo di non fare solo parole nel voler lasciare un “buon pianeta”, ma di intervenire in maniera concreta per ripulire questa parte del pianeta che vede depositi ingenti di tonnellate di rifiuti inquinanti. Questo argomento riguarda la tutela e la salute di tutti i cittadini. Chiediamo alle organizzazioni ambientaliste di intervenire a sostegno della rimozione di tali rifiuti.

Lo scrittore svizzero Max Frish molti anni fa, riferito agli emigrati italiani, ha coniato il famoso aforisma: “volevamo  delle braccia, sono arrivate delle persone”. Oggi qui in Italia l’aforisma è cambiato: “volevamo delle braccia, sono arrivate delle famiglie” perché questi migranti hanno il diritto ad una vita familiare come tutti i cittadini del mondo. Non si parla mai di integrazione per questi lavoratori, che servono alla filiera del cibo, dell’agricoltura e non solo e li si tiene lontani dai centri abitati e dai luoghi dove transitano i mezzi pubblici. Tutti parlano di combattere il caporalato o lo sfruttamento, ma le decisioni che si prendono vanno verso il sistema che si vuole combattere. Qui in Basilicata ci imbattiamo quotidianamente con queste problematiche e possiamo dire con molto orgoglio che laddove ci siamo impegnati ed abbiamo collaborato con altre forze qualche passo in avanti lo abbiamo fatto. La nostra opera si svolge preliminarmente nella zona del Vulture-Alto Bradano e nello specifico a Venosa grazie alla collaborazione della Chiesa Evangelica Valdese  siamo riusciti a dare una buona risposta al problema dell’accoglienza e della residenza in abitazioni. Stesso caso per il Comune di Palazzo San Gervasio dove grazie all’opera di un parroco che opera con la Caritas molti lavoratori abitano in paese ed in regolari abitazioni.

Ma non basta un’abitazione dignitosa, occorre attivare una  regolare attività di insegnamento dell’Italiano per permettere a questi immigrati di poter comprendere la lingua e di poter interagire con gli uffici e con i cittadini al fine di contribuire a   una più concreta  integrazione. Nel nostro territorio, precisamente a Boreano, nel 2016 si è consumato uno scempio indescrivibile: c’è stato uno dei primi sgomberi di un ghetto, senza aver proposto alcuna alternativa e senza aver operato per la soluzione residenziale. Solo l’opera di alcuni volontari del sindacato USB allora e della Chiesa Valdese ha permesso a molti lavoratori di trovare un alloggio dignitoso nella città di Venosa. Un esempio per capire la vergogna del problema è stato dato dallo spiegamento di una forza di 100 uomini fra polizia, carabinieri, vigili del fuoco, esercito ecc. per sgombrare circa 40 lavoratori. La conclusione di quella operazione è che solo 4 persone sono state portate ad uno pseudo centro di accoglienza, mentre gli altri li abbiamo sistemati noi in alloggi dignitosi.

Anche quest’anno siamo stati profeti: “nulla sarebbe cambiato”. Le Istituzioni “non esistono”,  i tavoli istituzionali anticaporalato ancora una volta hanno fallito, infatti anche quest’anno per le raccolte stagionali si opera in emergenza e si vogliono riattivare Centri di Accoglienza che non sono degni di tale nome. Nei centri di (dis)accoglienza, situati in vecchi capannoni dismessi, c’è molta promiscuità e mancano i servizi essenziali in numero tale da consentire il minimo della dignità. I Centri di (dis)accoglienza scarseggiano di servizi igienici e di punti di cucina dove poter preparare i pasti da parte dei lavoratori. La Regione Basilicata aveva preso l’impegno che alcuni Centri sarebbero partiti il 15 di giugno del 2021, ma ad oggi ancora neppure un segno di apertura delle strutture e già iniziano a manifestarsi situazioni precarie, di fortuna e di accoglienza in continuità con gli anni passati.

Quest’anno in più vi è anche il problema sanitario legato al Covid 19 e nonostante i numerosi appelli alla salvaguardia dei lavoratori immigrati e degli addetti alla gestione dei centri, le Istituzioni non forniscono risposte alle Associazioni che hanno chiesto un incontro per discutere  della sicurezza e della organizzazione dei centri. Noi abbiamo anche proposto la vaccinazione a tutti gli immigrati, come sta avvenendo in  Campania, ma nessuna risposta in merito dalle Istituzioni. Nessuna politica attiva viene perseguita per dare diritti e dignità a queste persone e lavoratori che permettono la raccolta dei frutti in agricoltura e lo svolgimento di altri lavori, anche se da più parti si ha l’ardire di concepire l’immigrazione come la risposta al problema dello spopolamento e della mancata procreazione. I lavoratori non tollerano più il comportamento di totale indifferenza delle Istituzioni di fronte alle loro condizioni di vita.

Noi chiediamo di abolire le Leggi Salvini e di ripristinare le condizioni per poter permettere i rinnovi dei permessi di soggiorno. Rivendichiamo che in questo particolare momento di pandemia venga concesso un “permesso di soggiorno per ragioni sanitarie” al fine di far emergere questi invisibili e poter concedere loro le cure adeguate. Chiediamo l’applicazione dei contratti ed in particolare il rispetto dell’orario di lavoro e la relativa paga e non da ultimo il versamento delle reali giornate lavorate, al fine di sconfiggere lo sfruttamento e lo stato di precarietà dei lavoratori. E’ necessario potenziare la rete dei controlli del rispetto delle regole e dell’applicazione dei contratti che pure molte parti siglano ma poi non governano.

Facciamo appello a tutti coloro che credono in questi principi e che si battono per questi fini di fare battaglie collettive e senza strumentalizzazioni per la risoluzione definitiva dei problemi esposti.

La nascita di questa Associazione viene dall’esigenza di occuparsi dell’immigrazione perchè questi  lavoratori oggi sono gli  ultimi ed invisibili, senza  dignità e diritti.

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