Comune di Bologna, il più progressista d’Italia: cercasi assistente sociale, garantiti 3,50 euro l’ora. No perditempo

In un paese dove i salari sono più bassi di 30 anni fa, in un tempo dove i lavoratori poveri sono sempre di più in una società dove essere disoccupati o indigenti è una colpa, a Bologna la cooperativa ‘Società Dolce’ che gestisce tra l’altro il servizio pubblico PRIS (Pronto Intervento Sociale)  propone uno dei lavori più impegnativi e delicati, l’Assistente Sociale, per 450 euro al mese per 30 ore alla settimana, ossia  3,50 euro all’ora (meno del reddito di cittadinanza).

Anche se a lavorare è un professionista, se è laureato, se il suo lavoro è la cura delle persone nei momenti più difficili della vita, tutto è basato sul risparmio e la diminuzione dei diritti e dei salari.

Quando leggiamo di proposte di lavoro da parte di imprese disposte a infrangere la legge pur di pagare di meno dobbiamo sapere che ciò non avviene in territori lontani e non solo per il profitto privato:

– Si tratta infatti di una proposta per il servizio di pronto intervento sociale del Comune di Bologna e veniva dall’agenzia interinale Seneca, regolarmente autorizzata all’intermediazione di manodopera per conto di una delle cooperative a cui i cittadini di Bologna affidano tutti i giorni i propri bambini, anziani, ammalati.

Il Pronto Intervento Sociale è tristemente conosciuto tra gli operatori per offrire condizioni di lavoro tra le peggiori all’interno dei servizi del Comune, per essere uno dei servizi meno ambiti dagli assistenti sociali che appena possono cambiano lavoro. 

I rifiuti delle persone contattate e la segnalazione dell’illegalità di questa proposta, hanno fatto chiudere l’offerta di lavoro che ci hanno segnalato i nostri iscritti.

Da sottolineare il fatto che si tratta della stessa cooperativa che applica agli educatori dei servizi integrati (nidi, assistenza educativa domiciliare, scuole infanzia, servizi d’integrazione minore) un contratto base di sole 8/15 ore ma con una variazione oraria continua fino a 36/40 ore; una flessibilità estrema che precarizza permanentemente il lavoro.

Gli amministratori locali non possono fare finta di nulla perché la responsabilità è in primis la loro in quanto il cosiddetto sistema integrato è nato appositamente per comprimere i costi dei servizi con il risultato di un serio peggioramento della qualità degli stessi e di un vero e proprio imbarbarimento delle condizioni contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.

Il Comune di Bologna deve garantire stessi salari e stessi diritti a tutti i lavoratori nei propri servizi, procedendo alla progressiva internalizzazione dei servizi sociali ed educativi.

Solo il controllo serrato sui contratti di lavoro, una legislazione che ponga un freno a agenzie interinali e cooperative senza scrupoli, e la gestione diretta da parte dell’ente responsabile, in questo caso il comune di Bologna, possono fermare lo sfruttamento del lavoro nei servizi sociali ed educativi.

Sono queste le richieste che SGB ha portato in piazza anche lo scorso 4 luglio con i genitori sui servizi per l’integrazione scolastica.

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