Programma SGB elezioni  RSU SCUOLA

RIPRENDIAMOCI LA CONTRATTAZIONE!
5-6-7 APRILE VOTA SGB!
IL CONTESTO GENERALE

Le prossime elezioni per il rinnovo delle RSU avverranno in un contesto caratterizzato da una progressiva transizione verso un’economia di guerra in cui aumenteranno gli attacchi al lavoro, al salario, ai diritti e alle libertà democratiche e sindacali. La scuola pubblica italiana già da decenni subisce politiche di austerità, basti ricordare soltanto i 10 miliardi di euro tagliati da Tremonti e Gelmini nel 2008 ed i 4 miliardi tagliati nel 2018 dal primo governo Conte mentre alle scuole private nel 2020 sono stati raddoppiati i fondi, passati da 150 a 300 milioni di euro. Questa costante politica di impoverimento della scuola pubblica è stata portata avanti, in maniera trasversale, dai governi di tutti i colori politici ed ha fatto sì che il sistema scolastico statale (che interessa oggi oltre 1 milione di lavoratori e circa 8,5 milioni di studenti) raggiungesse un livello di degrado che non ha paragoni in Europa, da nessun punto di vista. Già prima di quest’ultima avventura bellica in cui si sta cacciando sempre di più il Governo Draghi, che punta ad aumentare la spesa militare continuando a tagliare anche la spesa dell’istruzione, l’Italia è stata ferma con l’incidenza di spesa governativa d’Istruzione rispetto al PIL intorno al 3,6% rispetto ad una media europea del 5%.

Con questo livello d’investimento il personale scolastico non può essere chiamato a fare miracoli. E con l’ingresso dell’Italia nella nuova fase di economia di guerra le cose non possono che peggiorare. 
Bisogna organizzarsi per respingere al mittente la nuova ondata di sacrifici che il governo Draghi vorrebbe imporre a tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato.

Scuole fatiscenti e dispersione scolastica

Da un recente studio dell’UPI (Unione delle province italiane) è emerso che il 51% degli edifici che ospitano le scuole secondarie di secondo grado sono stati realizzati prima del 1976 e solo il 10 % è stato realizzato negli ultimi 20 anni. Di tutti questi edifici soltanto il 49% dispone di una palestra, mentre solo il 43 % di un’aula magna.

Solo una minima parte degli istituti è in regola con le norme di sicurezza. Dopo le elezioni RSU gli eletti con SGB andranno a proporsi anche come RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza). 

Tra il 2013 ed il 2018 il tasso medio nazionale di abbandono scolastico è stato pari al 24% (circa il doppio della media europea). Negli ultimi 10 anni 1,8 milioni di studenti hanno abbandonato la scuola. È come se ogni anno una città come Reggio Calabria (o come Reggio Emilia) sparisse dalla cartina geografica. Superfluo ricordare che si tratta soprattutto di giovani di estrazione sociale meno abbiente con buona pace di tutti i sostenitori della scuola- azienda degli ultimi 30 anni che favorirebbe l’ascensione sociale ed il merito.

L’IDEOLOGIA DEL MERITO E DELLA VALUTAZIONE DI TUTTO

Le RSU elette con SGB, in questi ultimi 4 anni, si sono battute contro la “raccolta punti” che i docenti erano stati chiamati a fare dalla Legge 107 affinché venisse loro riconosciuto il “merito” per il lavoro svolto e di ricevere così il premio (“Bonus premiale”) concesso e dal dirigente.

Nelle scuole in cui è stata presente SGB ha dimostrato a tutti i docenti la beffa di questo metodo di valutazione fasullo utile soltanto ad ingrassare una cerchia di docenti fedelissimi al dirigente da un lato e, dall’altro, corrompere con una mancetta quei docenti che potrebbero lamentare delle problematiche scolastiche quotidiane con cui tutti i lavoratori della scuola si trovano ad avere a che fare.

SGB Nazionale ha contribuito, nei limiti delle sue possibilità, a condizionare il legislatore almeno a rimuovere i vincoli più odiosi (stabiliti dalla Legge 107/2015) sull’ attribuzione del c.d. “bonus premiale” esclusivamente in base ai criteri fittizi stabili dal comitato di valutazione. SGB ha riportato le istanze di trasparenza e di equità a tutti i livelli istituzionali competenti sulla scuola ed ha favorito, all’interno della categoria, la formazione di un clima di opposizione allo strapotere dei presidi soprattutto sulla destinazione di questa parte di salario accessorio. Purtroppo, il bonus docenti non è stato ancora eliminato e le sue relative risorse non sono ancora confluite nel salario di primo livello (punto rivendicato da SGB in tanti scioperi di categoria) ma anche grazie alle nostre battaglie è stato esteso al personale ATA, a tutti i precari e soprattutto svincolato dai criteri del comitato di valutazione.

Le RSU elette con SGB saranno chiamate in contrattazione a continuare questa lotta: i fondi del bonus devono confluire nel FIS, i criteri di distribuzione si stabiliscono al tavolo negoziale tenendo conto del parere dell’assemblea.

L’unica scuola di qualità è quella democratica. È il sistema del gruppetto dirigenziale (staff) che spesso depotenzia il collegio dei docenti a favore di gruppo di colleghi, non più impegnati in quello che dovrebbe essere il loro lavoro (INSEGNARE) ma, in molti casi, distaccati per supplire al lavoro dei Dirigenti Scolastici impegnati invece in altre faccende come quelle di accaparrarsi PON come mostrine da affiancare al timbro del proprio istituto.

Si tratta di una vera e propria organizzazione gerarchica, sia all’interno del personale della scuola, sia nel gruppo di scuole afferenti allo stesso ex provveditorato. Basti pensare che ogni USR selezionerà alcuni dirigenti che faranno parte del Nucleo di Valutazione, in base a criteri non definiti.

Il processo di valutazione delle scuole si basa su quattro fasi:

  1. Autovalutazione
  2. Valutazione Esterna
  3. Azioni di miglioramento
  4. Rendicontazione sociale

Occorre tener presente che tutti questi passaggi fanno capo e sono ispirati all’INVALSI, ente esterno pagato lautamente dal MIUR e vero fulcro delle politiche di valutazione della scuola, attraverso test somministrati agli alunni orami delle scuole di ogni ordine e grado.

Tali test sono anche diventati prova d’esame di Stato per la scuola secondaria di I grado e requisito di ammissione agli esami di Stato delle superiori anche se veniamo da anni di non applicazione di quest’ultima norma a causa della pandemia.

Il plagio mentale inizia praticamente già dalla scuola primaria quando si vuole iniziare ad abituare le giovani menti alla
valutazione, imbrigliata entro certe griglie attraverso le quali il MIUR, guidato da Confindustria e da tutte le politiche di sfruttamento della classe, ci vuole insegnare la politica del profitto, del risultato finale come unica via per ottenere un riconoscimento, e culmina con il progetto che ne determinerebbe addirittura l’ingresso alle facoltà universitarie. Non occorre certo una visione acuta per capire che con tutto questo processo la meritocrazia non ha niente a che fare, piuttosto, citando un’espressione coniata dal filosofo Alain Denault, il vocabolo più adatto sarebbe quello di “mediocrazia”, che descrive il comportamento di coloro che si collocano sempre su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti.

“Piegarsi in maniera ossequiosa a delle regole stabilite al solo fine di un posizionamento sullo scacchiere sociale” è l’obiettivo del mediocre.

A tutto questo bisogna porre un freno, rifiutandosi di collaborare e rifiutando la logica della valutazione legata alla nostra retribuzione.

Occorre smembrare le corti di vassalli, spesso costituite anche dalle RSU dei sindacati complici, che si sono formate all’interno delle scuole, perché se fossimo messi nelle condizioni di fare bene il nostro lavoro in classe ci renderemmo conto dell’inutilità di tanta burocrazia che serve solo a soddisfare le manie di contorllo dei dirigenti.

I continui aumenti del carico di lavoro (e di responsabilità) stanno facendo incrementare lo stress nel personale docente che già costituisce in Italia una delle categorie più esposte al rischio di patologie psichiatriche.

Con le prossime elezioni RSU abbiamo la possibilità di incidere se non di scardinare il sistema di collaborazioni la garanzia che qualcuno stia impiegando le sue energie dalla parte dei lavoratori anziché mirare a far parte della corte del Dirigente Signore.

Alternanza Scuola – Lavoro

La Legge 107/15 ha inoltre introdotto il carattere obbligatorio dell’Alternanza scuola – lavoro quantificando anche il numero di ore di stage che gli studenti sono tenuti a svolgere (200 nei licei e addirittura 400 nei professionali poi successivamente ridotti a 90 ore nei licei e 150 ore negli istituti tecnici; e 180 ore negli istituti professionali) durant eil seocndo triennio. La Legge non prevede per le aziende alcun obbligo di retribuire gli studenti né tanto meno di assumerli al termine dello stage.
Come abbiamo da sempre denunciato, le scuole superiori stanno diventando il principale fornitore delle aziende di manovalanza gratuita (e senza diritti) con pesanti e ulteriori ripercussioni negative sui posti di lavoro e sui salari reali.

Le giovanissime vite spezzate di Lorenzo e di Giuseppe (studenti poco più che adolescenti, morti di recente a causa d’incidenti verificatisi durante l’ex Alternanza Scuola Lavoro – da qualche anno PCTO) dovrebbero chiarire definitivamente la natura classista di tutta la “buona scuola” di cui SGB continuerà a rivendicare la totale abrogazione.

Tra l’altro, la favola secondo cui una scuola superiore al servizio delle imprese farebbe diminuire la disoccupazione giovanile non ha mai trovato conferma nei dati ufficiali ISTAT che continuano a vedere il tasso di disoccupazione giovanile del nostro Paese (28%) secondo in Europa soltanto alla Spagna.

L’alternanza scuola – lavoro compromette fortemente la possibilità del docente di portare avanti la programmazione disciplinare nonché di produrre una serena valutazione a causa delle lunghe interruzioni dovute agli stage obbligatori (con buona pace di chi si indigna solamente quando le lezioni in presenza vengono sospese per ragioni sanitarie e di chi si accanisce sulla costante esigenza valutativa).

Il lavoro enorme di raccolta e di smistamento della documentazione necessaria all’ ex ASL (convenzioni tra scuole e aziende, schede di valutazione, registri per le presenze, segnalazioni all’ INAIL etc.) ha ingolfato ulteriormente gli Uffici amministrativi delle scuole e i consigli di classe degli istituti superiori.

Nuova burocrazia da produrre a parità di personale amministrativo che continua a non poter essere sostituito in caso di certificata malattia.

PERSONALE ATA

I collaboratori scolastici sono sempre meno e sempre più anziani e devono fronteggiare lo stesso lavoro di quando erano il doppio. Nelle scuole assistiamo ad episodi di grave rischio per la sicurezza degli alunni e del personale, anche per il divieto di nominare supplenti fino al settimo giorno.

Gli assistenti amministrativi fanno ormai gran parte del lavoro un tempo riservato agli ex provveditorati. Solo per fare un esempio, per gli aggiornamenti di Graduatorie d’istituto e GPS, visti i tempi concessi dal MI, lavorano con ritmi disumani e
quando si registrano errori, i dirigenti puntualmente scaricano la responsabilità sulle segreterie. E per gli amministrativi i supplenti possono mai essere nominati, ma solo dopo 30 giorni.

Gli assistenti tecnici rimasti vengono utilizzati al di fuori delle proprie mansioni per permettere il funzionamento di scuole che sempre più appaltano all’esterno segmenti del lavoro.

E se alzi la testa arrivano minacce e repressione, per aumentare lo sfruttamento e garantire l’apertura delle scuole. Ormai la principale attività dei sindacati conflittuali è diventata l’assistenza ai colleghi nei procedimenti disciplinari.

Le uniche, improrogabili soluzioni sono: la stabilizzazione in organico di diritto del personale COVID con almeno 50.000 nuove assunzioni in ruolo, la solidarietà di classe per respingere repressione ed arroganza dei dirigenti. Occorre inoltre proseguire la battaglia per l’internalizzazione e l’assunzione alle dirette dipendenze del MI di tutti i lavoratori in appalto alle scuole (educatori, psicologi, assistenti igienico-personali, mediatori culturali etc) come è stato fatto per gli ex LSU.

PENSIONI

Ormai da molti anni è in atto una forsennata campagna contro le pensioni dei lavoratori dipendenti. In tale campagna si attacca il diritto dei lavoratori a una pensione che permetta di condurre una vita dignitosa. Le varie riforme, da quella di Dini alla famigerata riforma Fornero (nonostante la parentesi della quota 100), hanno determinato una situazione tale da ridurre la maggior parte dei pensionati a una vecchiaia segnata dall’insicurezza economica e, per i lavoratori più giovani, dalla miseria più nera! L’attuale sistema pensionistico italiano inoltre è congegnato in modo tale da allungare in modo abnorme l’età per l’accesso alla pensione in virtù del perverso meccanismo degli scatti automatici legati all’aspettativa di vita.

Questa situazione è fortemente voluta da chi vive dello sfruttamento del lavoro altrui che così può spremere fino all’ultimo respiro i suoi dipendenti e dai pescecani della finanza che vorrebbero avere una ennesima occasione per fare profitti enormi con i fondi pensione.

Il Sindacato Generale di Base non si accoda alla volontà dei poteri forti e tiene conto solo ed esclusivamente dell’interesse dei lavoratori cioè quello di avere una pensione dignitosa, ottenuta quando ancora si è nella piena
possibilità di vivere e non in punto di morte. Come sindacato non corporativo si fa carico anche delle giuste
esigenze dei giovani di avere una prospettiva lavorativa e di non essere condannati a un futuro di precarietà e di sottoccupazione. Reso ancor più duro dal continuo allungamento dell’età pensionabile. In particolare, nella scuola, l’abnorme allungamento dell’età pensionistica implica un enorme disservizio dovuto alla permanenza in attività di personale con uno scarto anagrafico nei confronti dell’utenza che andrebbe a superare il mezzo secolo.

Questa situazione non è più tollerabile! Bisogna agire subito prima che sia troppo tardi. Non basta esonerare dagli aumenti dell’età per accedere alla pensione soltanto le mansioni più gravose, come son disposti a concedere cgil, cisl e uil . Questi sindacati oggi tuonano (solo a parole) contro la legge Fornero, ma nel 2011, quando fu approvata la legge, proclamarono soltanto tre ore di sciopero, coprendosi in tal modo solo di ridicolo e generando sfiducia nei lavoratori nell’azione sindacale. Il comportamento di cgil, cisl e uil è solo apparentemente incoerente: le burocrazie sindacali vogliono lucrare sempre di più sulle pensioni integrative e questo spiega il perché l’opposizione alle manovre governative per distruggere il diritto alla pensione sia tanto blanda da apparire impercettibile.

I lavoratori (uomini e donne) devono poter andare in pensione a 60 anni o con 35 anni di contributi e con il vecchio sistema retributivo. Questa è la sola rivendicazione coerente, “responsabile” nei confronti dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati.

E il Sindacato generale di Base la fa propria e la porta avanti incurante di tutti quei falsari che vogliono mantenere a tutti i costi il sistema pensionistico attuale e cercheranno in tutti i modi di contrastare tale proposta, fornendo cifre false e, al solito truccate, per dichiararla insostenibile finanziariamente.

Mentre scriviamo questo documento i sindacati c.d. maggiormente rappresentativi stanno “contrattando” l’ennesimo rinnovo contrattuale al ribasso sia per gli ATA che per i docenti. Si vorrebbe introdurre per gli insegnanti un ulteriore aumento del carico di lavoro attraverso soprattutto una non meglio precisata “formazione obbligatoria”, a parità di salario, che andrebbero ad aggiungersi alle 25 ore per i docenti non specializzati sul sostegno che hanno alunni disabili in classe. Intanto, gli ultimi emendamenti approvati in Senato al decreto Sostegni Ter estendono gli assurdi vincoli triennali per i neoassunti, già previsti per i trasferimenti, alle assegnazioni provvisorie mentre è in circolazione una bozza di ordinanza sul rinnovo delle GPS comprensiva di un impianto sanzionatorio senza precedenti per i supplenti interessati ad accettare una proposta di contratto migliorativa.

Il personale educativo dei convitti continua ad essere equiparato al personale docente solo quando fa comodo al Ministero.

I diritti si difendono e si estendono solo con le lotte!

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