LAVORO PUBBLICO ALLA DERIVA

Le novità in arrivo
Ancora salari a perdere, contratti da apprendistato ed a tutta valutazione

Al pari di altre scelte politiche fortemente discutibili adottate dal governo di destra-centro, anche il settore del lavoro pubblico ha guadagnato l’attenzione delle cronache recenti per le scelte dell’esecutivo.

In sostanza parliamo di tre provvedimenti: l’anticipo contrattuale corrisposto nelle amministrazioni centrali con la retribuzione di dicembre scorso, l’introduzione dell’apprendistato nella pubblica amministrazione e la direttiva del ministro Zangrillo finalizzata a rafforzare la cosiddetta meritocrazia.

Quello che è stato salutato come
anticipo contrattuale è in realtà un
posticipo in quanto i contratti del
pubblico impiego sono scaduti più
di due anni fa (il 31.12.2021). Non
solo. L’operazione – per quanto
parziale – risulta ancora una volta
bene al di sotto dell’inflazione
reale del periodo
, ma anche di
quell’indice IPCA che restituisce
un costo della vita addolcito poiché
privato dei costi dei prodotti
petroliferi (nel 2023 la variazione media annua dell’Ipca è pari a +5,9% e di +8,7% nel 2022 – fonte ANSA). Per garantire un adeguato ristoro del potere d’acquisto dei salari pubblici (già in picchiata sin dagli anni ’90 nel nostro paese) sarebbero occorse ben altre risorse.

Un altro tassello della strategia del governo rispetto al lavoro pubblico riguarda l’introduzione dell’apprendistato: ufficialmente allo scopo di ringiovanire la pubblica amministrazione (ma inasprendo le possibili uscite pensionistiche anticipate), nei fatti si traduce in una nuova operazione di assunzioni precarie e, tendenzialmente, aventi lo scopo di saltare la modalità del concorso attraverso convenzioni con le università.

Peraltro, non è ancora chiaro se questi rapporti di lavoro precario potranno superare i vincoli già esistenti sulla quantità di rapporti di lavoro a tempo determinato in molte amministrazioni locali (principalmente).

Non ultimo su questo argomento appare la modalità di selezione che ci porta dritti all’ultimo punto (la premialità meritocratica). Infatti, la selezione sarà basata su una prova teorico-pratica e su una valutazione basata sul punteggio di laurea ed eventuali titoli accademici ulteriori. Ora ricordando che il limite d’età è fissato a 24 anni appare evidente che solo

una ristrettissima fascia di candidati potrà rientrare nei beneficiari di questo nuovo percorso assunzionale (l’élite).

Perché non si è fatto invece un vero e proprio concorso come prescrive la Costituzione?

L’ultimo aspetto riguarda direttamente il personale pubblico già in servizio ed è costituita dalla direttiva del ministro riguardo il rafforzamento della meritocrazia – intesa come potere premiale affidata alla dirigenza. La direttiva è stata presentata come un ribaltamento della filosofia della valutazione dall’alto in basso, lasciando presagire che la

valutazione dei dirigenti potesse avvenire anche a cura dei dipendenti (riferita peraltro alla sola indennità di risultato che è la parte meno rilevante della loro retribuzione). In realtà questa è solo un’opzione di cui le amministrazioni potranno avvalersi oppure no.

Resta invece del tutto inalterata l’impostazione assunta dall’ex ministro Brunetta (sia con il governo Berlusconi, che con il governo Draghi) di rafforzare, con

la complicità della dirigenza, una élite di funzionari cui rivolgere le maggiori attenzioni – siano esse retributive, formative e professionali – insistendo ancora una volta con l’attribuzione di premi e riconoscimenti anche di percorsi di carriera.

E qui, ancora una volta, il governo Meloni mostra la sua idea di gestione dei pubblici impiegati: impoveriti, precarizzati, ma premiati se fedeli e pronti a obbedire (solo alcuni).

La dice lunga al riguardo l’esempio contenuto nella direttiva di premiare il dipendente del mese! Sulla base di quale logica?

SGB pensa invece che questi metodi vadano combattuti con forza; che è folle legare salari, già da fame, un minimo di carriera, il posto stesso di lavoro alla discrezionalità dirigenziale. Contro gli interessi dei lavoratori, come si vede ormai da anni. Ripetiamo: folle.

Che, se esistono giovani laureati capaci, e ce n’è bisogno come l’aria, il metodo sono le procedure concorsuali, non cercare di scavalcare fila e Costituzione e creare ancora nuovo precariato.

In definitiva con il loro sistema Zangrillo, come Brunetta, finirebbe in castigo dietro la lavagna!

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