CALCIO E FORMULA 1 NEL NUOVO WELFARE AZIENDALE DI BONACCINI

Nelle scorse ore le lavoratrici e i lavoratori della AUSL di Reggio Emilia hanno ricevuto via e-mail l’invito, da parte del presidente Stefano Bonaccini, a partecipare al sorteggio di 160 biglietti per la partita di calcio Atalanta – Juventus, finale della TIM CUP che si svolgerà al Mapei Stadium il 19 maggio.

Si tratterebbe, nelle intenzioni della Regione Emilia Romagna, di un modo per ringraziare le operatrici e gli operatori della sanità che a tutti i livelli da 15 mesi sono impegnati ininterrottamente nelle attività di assistenza e cura legata al COVID.

Un’operazione simile era già stata sostenuta in occasione del Gran Premio di F1 a Imola a cui hanno potuto accedere come spettatrici e spettatori 150 sanitari della AUSL di Imola come “premio” per l’impegno profuso contro il coronavirus.

Insomma, parrebbe proprio che la Regione Emilia Romagna e Stefano Bonaccini si siano inventati l’introduzione di nuovo welfare aziendale, costituito di lotterie per biglietti gratis per lo stadio o l’autodromo quale riconoscimento del lavoro volto dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità.

Il tutto condito dall’ennesima declinazione verso la stucchevole ridondanza degli “eroi” da premiare, dei “campioni” a cui concedere un regalo, dei “modelli” da mostrare nel mainstream per un quarto d’ora di applausi o dei camici bianchi da schierare in una passerella autocelebrativa per la politica.

Si tratta di mezzucci che ostentano l’evanescenza di una retorica mielosa e futile che ha ormai ha stancato da tempo, perché occorrerebbero altri e più consistenti riconoscimenti per le lavoratrici e i lavoratori della sanità, che hanno passato più di un anno a fare i conti con enormi volumi di attività e con condizioni di lavoro estreme, massacranti e stressanti, subendo ferie bloccate, turni di lavoro e riposo saltati, trasferimenti da una unità operativa all’altra per far fronte all’emergenza. 

Senza contare il costante pericolo di infezione, l’alto numero di contagi o i decessi fra professionisti della sanità che forse si sarebbero potuti evitare se a inizio pandemia ci fosse stata una gestione della sicurezza più attenta e prudente e una maggiore disponibilità di DPI.

E oggi le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità non sono per nulla migliorate rispetto a febbraio 2020, perché persiste ancora una cronica e strutturale carenza di organici, perché è ancora molto diffusa la precarietà, perché i salari sono insufficienti e perché manca totalmente la giusta valorizzazione della professionalità e delle competenze del personale del servizio sanitario regionale.

La pandemia ha evidenziato la necessità prioritaria di rivedere i numeri e i piani del fabbisogno di personale di ogni ruolo della sanità regionale, ma anche di riorganizzare e rilanciare la sanità pubblica mediante una rete capillare di strutture sanitarie e di servizi diffusamente articolata sul territorio.

Non c’è bisogno di biglietti gratis per lo stadio o l’autodromo per dire grazie al personale del servizio sanitario regionale.

Per dire ringraziare le lavoratrici e ai lavoratori della sanità servono azioni concrete. Servono assunzioni stabili con lo scorrimento delle graduatorie in essere o l’indizione di nuovi concorsi snelli e rapidi. Serve la stabilizzazione di tutte le precarie e i precari della sanità. Serve un adeguato riconoscimento economico con stipendi in linea con la media europea. Serve rimpinguare i fondi contrattuali per garantire le voci del salario accessorio. Serve un consolidamento delle quote legate alla premialità. Serve il rispetto dei diritti e di condizioni di lavoro dignitose e umane.

Sindacato Generale di Base

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