NESSUN AUMENTO PER LA SCUOLA MA SOLO UNA MANCETTA CON 4 ANNI DI RITARDO

La sottoscrizione della parte economica del CCNL Istruzione del triennio 2019-21 avvenuta all’ARAN nei giorni scorsi, da parte di sindacati c.d. maggiormente rappresentativi e MIM, non rappresenta alcun ristoro per la categoria ma il ritardato sblocco di somme già particolarmente esigue in partenza. È oramai diventata normalità per sindacati e Ministero rinnovare i contratti con anni e anni di ritardo. La firma del 2018 avvenne a pochi mesi dalla scadenza del CCNL, quest’ultima addirittura dopo tre anni. Evidentemente poco importa alle parti (o forse non è casule) che gli importi (già miseri) di “aumenti” stanziati dalle diverse leggi di bilancio di anno in anno, vengano congelati e così ulteriormente svalutati dall’inflazione. Gli arretrati dell’intero periodo di vacanza contrattuale verranno infatti liquidati (95% nel prossimo dicembre) in base agli stessi importi nominali stabiliti negli anni precedenti senza alcun adeguamento all’ aumento dei prezzi di questi ultimi quattro anni. Ancora una volta, non esistono ovviamente interessi per la parte datoriale da pagare ai propri dipendenti (i lavoratori della scuola hanno di fatto prestato i loro soldi al Ministero dell’istruzione per quattro anni) né indennità risarcitorie. In pratica abbiamo assistito alla solita sanatoria a favore del Ministero e ai danni di ATA e docenti suggellata dalla firma dei sindacati. Uno dei segretari sindacali firmatari dell’intesa ha parlato addirittura di “meritato ristoro” per i lavoratori della scuola, gran parte dei giornali ha fatto titoloni sui famosi “3.000 euro” di arretrati. La realtà è purtroppo ben diversa: a beneficiare della somma vicina ai 3.000 saranno esclusivamente i docenti che hanno raggiunto gli ultimi due gradoni stipendiali di anzianità (28-34 anni e oltre 35 anni). I lavoratori ATA ex LSU, assunti alle dirette dipendenze del MI a partire dal 1° marzo 2020 (che però hanno lavorato decenni nelle scuole sotto le ditte in appalto) continuano ad essere considerati neoassunti e non percepiranno quasi nulla di questi arretrati. Inoltre, l’aumento stipendiale, al netto della tassazione, sarà di circa 50 euro mensili, in una fase in cui l’inflazione galoppa oramai sulle due cifre.

A fronte di questi numeri (che gridano vendetta) rimane la parte normativa del CCNL ancora tutta da vedere e che a fronte di questa elargizione potrebbe nascondere peggioramenti in termini di gerarchizzazione del personale, di ulteriori incrementi di carico di lavoro e di responsabilità per il personale scolastico.

Per onestà dobbiamo però anche ammettere che senza le lotte non è possibile ottenere il rispetto dei diritti. La questione salariale non è di esclusivo appannaggio del personale scolastico, tutti i lavoratori italiani (privati e pubblici) sono quasi i meno pagati d’Europa e per questa ragione, mai come adesso, è fondamentale la mobilitazione generale per gli aumenti salari.

I soldi ci sono e li devono dare ai lavoratori! È ora di scendere in piazza!

SCIOPERO GENERALE DEI SINDACATI DI BASE 2 DICEMBRE

MANIFESTAZIONI LOCALI 2 DICEMBRE

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA 3 DICEMBRE

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