Con le scuole chiuse, CGIL, CISL, SNALS e GILDA (per il momento la UIL non ha firmato) hanno sottoscritto l’ennesimo peggiorativo CCNL (Contratto Collettivo nazionale di Lavoro per il 2019-2021) per oltre un milione di dipendenti, senza curarsi minimamente del parere dei lavoratori diretti interessati e senza aver tenuto nemmeno un minuto di assemblea sui luoghi di lavoro. Oramai da anni, docenti e ATA, apprendono delle fantomatiche gesta dei sindacati “rappresentativi” da quegli stessi mezzi d’informazione che quotidianamente denigrano le categorie del lavoro pubblico.
Mentre giornali e telegiornali, a reti unificate, propagandavano, nei giorni scorsi, aumenti medi di 124 euro (lordi) mensili per i docenti, 96 (lordi) per personale Ata i sindacati si accordavano per un incremento medio differenziale (rispetto agli arretrati già liquidati lo scorso dicembre) di 10/15 euro (netti) a chiusura di contratto scaduto oltre 18 mesi fa. Non è stato previsto nessun adeguamento all’inflazione che nei mei scorsi ha toccato le 2 cifre percentuali. A fronte di uno stipendio rimasto pressoché immutato aumentano però le responsabilità ed i carichi di lavoro sia per i docenti che per gli ATA.
Per i docenti viene brutalmente chiarito che le 40 ore di attività collegiali e le 40 ore di consigli di classe devono essere svolte tutte. Se non fosse necessario convocare, anche all’infinito e senza motivazioni concrete, il collegio docenti, quelle ore saranno destinabili alla formazione e alla partecipazione ai GLO. Se il Regolamento d’Istituto lo prevede, le due ore di programmazione settimanali per i docenti della primaria potranno svolgersi on line. Lo stesso vale per i collegi docenti. I sindacati cantano vittoria sul fatto che le ore eventualmente eccedenti le 40+40 dovranno essere pagate, come se finora il lavoro gratuito fosse stato lecito. Viene inoltre recepita la figura del docente tutor degli studenti della scuola secondaria, introdotta da un recente decreto del ministro Valditara.
Per quanto riguarda gli ATA, se c’è qualcuno che può ritenersi soddisfatto è il DSGA che potrà accedere per la prima volta anche ai fondi del MOF. Per il resto del personale ATA c’è una grande rimescolamento delle carte, introducendo l’Area degli Operatori Scolastici. Questi lavoratori, oltre ai compiti spettanti ai Collaboratori Scolastici, si occuperanno anche dell’assistenza non specialistica agli alunni con disabilità e al supporto ai servizi amministrativi e tecnici. Ministero e sindacati chiudono così la questione dell’assistenza ai disabili con buona pace di tutte quelle figure professionali (operanti nelle scuole in diverse regioni d’Italia seppur mai assunti alle dirette dipendenze del Ministero) come gli assistenti all’igiene personale che qualcuno dell’attuale maggioranza di governo parlava addirittura di internalizzare.
Mentre per gli ATA si introduce la nuova Area dei Funzionari e delle Elevate Qualificazioni, vengono ripristinate le posizioni economiche e la mobilità verticale, viene tuttavia abolito il vecchio art. 59 del CCNL 2007 che aveva consentito a tanti neo immessi in ruolo sul profilo di collaboratore scolastico (anche laureati) di accumulare velocemente esperienze sui profili amministrativi. Il nuovo CCNL, all’art. 70, consente infatti al personale ATA in servizio con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di accettare, nell’ambito del settore scuola, contratti a tempo determinato di area superiore o di diverso profilo professionale ma soltanto su posto intero restringendo sensibilmente il campo di tale opportunità.
Quanto più viene ridotta ogni forma di trasparenza nelle scuole tanto più viene inserita la parola “democrazia” all’interno dello Contratto. Leggendo infatti l’art. 32 dell’Ipotesi del CCNL apprendiamo (sorridendo) di una “Comunità educante e democratica”. Lo stesso CCNL che definisce all’art. 32 la Comunità “educante e democratica” elimina però l’obbligo per il dirigente scolastico di fornire alla RSU l’identità di chi percepisce compensi aggiuntivi scaturiti da ruoli previsti dalla contrattazione di Istituto (nuovo art. 5 che sostituisce l’art. 5 del CCNL del 2018). Evidentemente, per i sottoscrittori del CCNL democrazia e trasparenza non sono compatibili.
Saremmo pronti anche a riconoscere che il CCNL 2019-21 contenga anche alcuni punti migliorativi se non si trattasse di misure inserite nel Contratto con decenni di ritardo e soltanto perché su questi temi l’Amministrazione è puntualmente soccombente quando il lavoratore interessato intraprende le vie legali.
Finalmente viene recepito quanto disposto da una legge del 1982 che reca “norme in materie di rettificazione del sesso” e vengono riconosciuti i 3 giorni di permesso retribuito ai precari per motivi personali. Si tratta, quest’ultimo, di un mezzo riconoscimento poiché al docente di ruolo vengono attualmente riconosciuti 3 giorni di permesso più 6 di ferie utilizzabili con le stesse modalità. Per gli stessi docenti precari però rimane la discriminazione di non fruire della piena monetizzazione delle ferie.
Per noi di SGB, questa ennesima capitolazione sindacale non costituisce una novità. È da decenni che i sindacati “rappresentativi” (UIL inclusa) firmano contratti che prevedono l’incremento dell’orario di lavoro (e di responsabilità) a parità di salario. Non possiamo ancora sapere se lo strappo della UIL SCUOLA RUA sia definitivamente consumato con la conseguenza dell’estromissione per questo sindacato da tutti i tavoli di contrattazione integrativi (di ogni livello) o si tratta di una firma mancante solo in questa fase quando i riflettori sono ancora accessi. La firma della UIL potrebbe anche arrivare in una fase successiva, quando i riflettori sul CCNL si saranno spenti (come generalmente fanno SNALS e/o GILDA).
Sicuramente non possiamo affermare di trovarci davanti ad una reale contrattazione sindacale poiché i sindacati della Scuola che siedono al tavolo ARAN non contrattano un bel nulla visto che l’unica funzione che oramai svolge quel tavolo è semplicemente quella di recepire, a livello contrattuale, tutti i peggioramenti derivanti dall’evoluzione normativa. Sembrano lontani anni luce gli anni in cui le parti s’impegnavano almeno a non applicare (o a rinviare) le norme che peggioravano le condizioni di vita e di lavoro. Vista la situazione, una contrattazione come quella attualmente portata avanti dai sindacati all’Aran potrebbe anche essere affidata all’intelligenza artificiale con tanto di risparmio per i contribuenti.
In ogni caso, è sempre più evidente che non c’è contrattazione vera senza conflitto sindacale. Oggi più che mai è necessario costruire, anche nella scuola, un blocco sindacale alternativo al sindacato complice.