Si chiama espansione si legge riduzione, di lavoro, salari e diritti !!!

Firmato ieri, 23/06/2021 in sede ministeriale un “contratto di espansione” , strumento previsto dal recentissimo “decreto sostegni bis”,  fra il gruppo a partecipazione pubblica Società Fiere Internazionali di Bologna, cgil, cisl, uil e usb ma che sarebbe più corretto chiamare contratto di restrizione e che per questo non è stato siglato da SGB.

Si tratta infatti di un accordo che prevede la cessazione di 34 posti di lavoro a tempo indeterminato, attraverso lo slittamento pensionistico  e la contestuale assunzione in 5 anni di sole 5 unità e con contratti di apprendistato.

Il tutto con la premessa che questa importante azienda del terziario è “tra i principali player nel settore fieristico, con più di 80 manifestazioni in Italia e nel mondo, primo Gruppo in Italia per quota di fatturato realizzato all’estero in mercati chiave Asia, Russia e Nord America” e “punta “all’ampliamento delle attività fieristiche nei principali mercati del mondo”.

Intende inoltre “sostenere quale asse strategico l’evoluzione del business del Gruppo” attraverso l’utilizzo “di nuove tecnologie digitali” etc, etc.

Insomma, un ente finanziato quasi unicamente con soldi pubblici che a fronte  della propria ulteriore espansione nel mercato, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, taglia posti di lavoro in piena crisi economica e a pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti di massa da parte del Governo Draghi e lo fa con la complicità dei sindacati corporativi, attenti  solo ai propri interessi di bottega.

Ci era sembrato di capire che le fantastiche sorti del capitalismo nostrano, alla conquista di importanti settori di mercato, nonché la formazione dei lavoratori sulla nuova tecnologia, avrebbero rilanciato l’occupazione e la qualità del lavoro! Evidentemente non abbiamo capito bene la retorica di fiumi di inchiostro della maggior parte dei quotidiani e dei talk shows.

A questo punto vorremmo capire quali siano gli strumenti che il governo nazionale e quelli locali hanno in testa per rilanciare l’occupazione, dare dignità al lavoro e ai lavoratori.

In questo caso non si tratta nemmeno di prepensionamenti “utili ad evitare licenziamenti” bensì di una strategia riorganizzativa esclusivamente centrata sulla massimizzazione dei profitti, attraverso la riduzione dei salari, dei diritti e della stabilità contrattuale.

Ciliegina sulla torta: questo slittamento pensionistico, come affermato anche da un “esperto cgil”, “è svantaggioso per i lavoratori” con una percentuale di perdita media del 22% negli anni di prepensionamento e del 10/15% per i successivi anni di pensione.

Come ben si può capire non si tratta di un incidente di percorso nè di un accordo di importanza minore, bensì di un accordo propedeutico alle politiche che il quadro concertativo del nostro paese, sindacati, istituzioni e padronato, intendono portare avanti per fare fronte alla attuale e strutturale crisi economica.

Risale infatti a pochissimi giorni fa l’intervista al quotidiano “La Repubblica” del segretario confederale nazionale cgil che proponeva proprio l’estensione proprio di questo strumento per affrontare la crisi economica.

Un bagno di sangue  a cui tutti coloro che hanno a cuore gli interessi della classe lavoratrice devono opporsi.

Rilanciamo la necessità di uno sciopero generale del sindacalismo conflittuale per opporsi ad una gestione della crisi contro gli interessi dei lavoratori

Sindacato generale di base

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