Lazio. Pubblico Impiego – Funzioni Locali

È di pochi giorni fa la sottoscrizione di un accordo sindacale che sancisce il superamento del cosiddetto “sistema a bolle” utilizzato nei nidi pubblici del Lazio per fronteggiare l’emergenza pandemica senza interrompere l’erogazione di questo primario servizio pubblico. Con una propria circolare dell’inizio di Luglio, la Regione Lazio ha inteso sospendere (e non eliminare) il “sistema a bolle” e ha dettato una serie di prescrizioni e di regole relative ai comportamenti di tutela (e di cautela) necessari per la riapertura dei nidi il più possibile in sicurezza.

La Regione Lazio non ha però fornito alcuna indicazione utile a stabilire regole di potenziamento delle strutture educative e Roma Capitale ha concordato con le OO.SS. delle regole piuttosto controverse.

Ancora una volta si assiste al calcolo del rapporto educatore/bambini senza considerare l’estensione dell’orario di apertura delle strutture, facendo così apparire il rapporto di 1 educatore ogni 4,31 bambini molto più vantaggioso del rapporto 1/7 come regolamentato a livello regionale – ribadisce Roberto Betti – SGB Lazio.  Ma si tratta di un gioco illusorio.  Peraltro, con alcune perdite sul fronte dei diritti di chi lavora – ribadisce Roberto Betti SGB Lazio – 

In primo luogo, le assenze di educatrici fino a 10 giorni non vengono più sostituite a meno che non si sfori il rapporto 1/7. Ma non si dice quale debba essere l’entità dello sforamento e per questo siamo certi che la consueta logica del risparmio fatto sulla pelle di chi lavora provocherà innumerevoli “mancate sostituzioni”. Altro aspetto per nulla secondario riguarda – come al solito – il personale precario. In questo caso si precisa che le assunzioni a tempo determinato dovranno per lo più essere al 100% o al 75% lasciando il 50% solo come possibilità residuale.  Ma anche in questo caso la storia ci insegna che i Municipi si troveranno con tetti di spesa insormontabili e saranno obbligati a ridurre la durata dei contratti di lavoro. Ma non basta! Laddove si verificassero esuberi si decide di lasciare le educatrici nello stesso nido, ma senza sostituire più le assenze lunghe. Alla faccia del progetto educativo di ciascuna struttura: bel risultato davvero!  Ma il peggio di questo accordo riguarda ben altro. Ad esempio, per SGB, è vergognosa l’assoluta continuità con i modelli organizzativi del 2015 (anch’essi condivisi sin da allora da tutte le organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo di questo Agosto) che vengono totalmente confermati. Oppure, la totale assenza di qualsiasi tipo di prescrizione in termini di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro di sé stessi, nonché dei piccoli utenti. Insomma, ci troviamo di fronte agli accordi di sempre. Adottati senza un minuto di confronto con le lavoratrici (per lo più donne) e sottoscritti ad Agosto quando inevitabilmente, dopo un anno di lavoro, la capacità di mobilitazione è fortemente ridotta. Non è questo ciò che serve.  Serve invece di utilizzare le risorse del PNRR per rilanciare i nidi pubblici e garantire risorse per avere organici stabili e non precari, per garantire un piano straordinario di assunzioni, per potenziare l’offerta di nidi pubblici in termini di orario, di strutture e di organici.

Non si possono rendere inadeguate le strutture pubbliche per far crescere ancora l’offerta dei nidi privati, dove si praticano contratti al ribasso per chi ci lavora, senza che Roma Capitale profferisca verbo. E poi giunge anche la ciliegina sulla torta dell’obbligo di green pass (che di green non ha nulla) con tutto il corredo di sanzioni e che la legge non ha previsto debba applicarsi al personale educativo, ma che, con altra regolamentazione, si sono voluti trattare come servizi scolastici. In definitiva il nido non rientra nell’obbligo scolastico, ma ne assume tutte le conseguenze. Per questi motivi,invitiamo tutte le strutture a dare vita ad assemblee in ogni posto di lavoro a partire dal mese di Settembre conclude Roberto Betti delegato SGB Lazio.

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