ISTRUZIONE E SALUTE PUBBLICA POSSONO E DEVONO CONVIVERE!

La neo assessore alla sanità della Lombardia, Letizia Moratti (personaggio già noto agli addetti ai lavori della scuola per la sua omonima riforma che aprì la strada, agli inizi degli anni duemila alla regionalizzazione della formazione professionale e alla progressiva sottomissione della scuola pubblica agli interessi delle imprese) nei giorni scorsi ha chiesto pubblicamente che i vaccini vengano distribuiti alle varie regioni in base al PIL. 

Una dichiarazione aberrante che si traduce nello slogan “prima le regioni ricche” o più precisamente “prima le regioni dove si lavora di più e si viene sfruttati per arricchire i padroni nostrani”.

Allo stesso tempo questa dichiarazione “mette a nudo il re” facendo emergere quello che tutti abbiamo sotto gli occhi ma che gran parte dei media mette in secondo piano o cerca di nascondere : ogni scelta in pandemia va fatta in difesa prioritariamente degli interessi delle classi dominanti anche se queste decisioni hanno dei costi altissimi in perdite di vite umane e di pericolo sanitario. 

Fin dall’inizio della pandemia i luoghi della produzione e a seguire quelli utili alla circolazione delle merci, sono stati tenuti aperti “a tutti i costi” (Bergamo docet). 

Le stesse motivazioni, gli stessi interessi, sono alla base della decisione di riaprire le scuole a tutti i costi, senza aver fatto alcun monitoraggio preventivo, avendo modificato ben poco e soprattutto nonostante la palese e strutturale insufficienza a garantire il distanziamento sociale, un’adeguata fornitura di dpi, profilassi igienica nei mezzi di trasporto pubblico locale.

A questo si aggiunge un piano vaccini, già molto confuso nella sua iniziale realizzazione, che sembra essere deragliato a causa del primato degli interessi delle multinazionali detentrici dei brevetti,a scapito del diritto universale alla salute delle persone. 

E proprio nei giorni di riapertura delle scuole si torna a mettere in discussione la priorità per la vaccinazione dei lavoratori della scuola dopo quelli della sanità.

In questa giornata però sono molti gli studenti che a differenza di chi si è addirittura appellato ai giudici amministrativi per la riapertura a prescindere dall’andamento dei contagi, ha ben chiaro quale sia lo stato dell’arte delle scuole e giustamente protesta perché non si possono barattare le vita umane con la difesa demagogica di una scuola che non c’è. A loro va il nostro appoggio e la nostra solidarietà. Lottiamo perché si realizzi una scuola sicura, garante del diritto allo studio per tutti, che tagli le gambe alle disuguaglianze sociali (ben presenti sia nella dad che nella didattica in presenza) in difesa dei diritti dei lavoratori.

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