1° Maggio. Scendiamo in Piazza. non per festeggiare ma per rivendicare diritti, lavoro e pace

Ha il sapore di un atto drammatico scritto da Eduardo De Filippo quanto emerge dal racconto di un operario che vuole rimanere animo. Lui è Giuseppe, lavorava presso una piccola azienda che produceva piccola elettronica per auto. Ha a proprio carico due figli, uno di 19 anni appena diplomato, una in età prescolare e la moglie G.F. L’azienda per la quale lavorava, chiude i battenti. Il titolare è debitore nei confronti delle banche per circa 2milioni di euro. Giuseppe si iscrive alle liste di disoccupazione e su tutti i siti internet alla ricerca di un lavoro. Si adatta a fare lavori manuali e saltuari, il cui compenso non basta a sopravvivere e coprire le spese della famiglia. Si trova di fronte a una grave situazione; l’impossibilità di pagare le utenze (gas, luce ) gli crea un grande disagio.  Aveva messo da parte circa 4 mila euro in tutti questi anni di lavoro,(..) la disoccupazione, si è mangiato tutto. Oggi non è più in grado di pagare l’affitto. Si rivolge ai servizi sociali e ad una associazione di volontariato che intervengono in modo parziale alle tante necessità. “più di tanto non possiamo, gli dicono. La moglie G.F tira fuori un sorriso smarrito era rimasta in silenzio, seduta in un angolo della piccola cucina, pulita e distinta. Il figlio Salvatore .è fuori, ha  un incontro di lavoro, forse farà il cameriere stagionale in una pizzeria aggiunge. Poi tutto in un fiato: ama gli animali, voleva fare il veterinario, se trova un posto sicuro magarisi iscriverà all’università. Nel frattempo il TG scandisce la prima notizia: L’Istat ha pubblicato i dati che fotografano la situazione delle famiglie italiane in tempo di crisi e di guerra: oltre 3 milioni i nuclei familiari è povero. Si tratta di circa otto milioni di persone.Al Sud sono  poveri quasi due nuclei su quattro. Giuseppe mi sussurra “anche l’Italia ha un’Africa povera ,il Sud”. Ed ancora: “si lavoratanto per rimanere sempre più poveri”. Il primo maggio sarò in piazza, non per festeggiare o ascoltare concerti. Sarò in piazza insieme alla mia famiglia, per rivendicare il diritto al lavoro, la pace in Ucraina e per dire no all’invio di armi.  C’è da chiedersi quanti di noi in una situazione così pesante, riuscirebbero a mantenere integra la propria dignità, bombardata ogni giorno dalla disperazione continua Giuseppe. Sovviene una citazione di Federico Caffè: Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane.

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