Salari ed inflazione

 È giunto il tempo di ripristinare un aumento dei salari agganciato al tasso d’inflazione reale e all’aumento dei prezzi. Per farlo serve un movimento che unisca Lavoratrici e Lavoratori verso questo obiettivo comune.

Perfino Landini è riuscito ad accorgersi dell’aumento intollerabile dei prezzi senza un corrispondente e contestuale aumento dei salari (Il Fatto Quotidiano dell’11/02/2022).

Stiamo parlando di quella che un tempo si chiamava “scala mobile”.

L’ipocrita Landini, però, avverte che solo dalla prossima stagione contrattuale si dovrà intervenire per superare l’ancoraggio degli stipendi all’indice IPCA (media ponderata dell’indice dei prezzi nei paesi che hanno adottato l’euro senza considerare i beni energetici e armonizzato con quello di altri paesi europei) o, peggio, al tasso d’inflazione programmata (e non reale). E quindi? Nisba per i contratti in corso di rinnovo.

Il prossimo 14 febbraio ricorre l’anniversario del famigerato decreto di S. Valentino (era il 1984) con cui l’allora governo Craxi, con l’avallo di cisl e uil, decise di svincolare i rinnovi contrattuali dal reale aumento del costo della vita. Seguì poi il referendum che non raccolse consensi sufficienti a cancellarlo (il segretario cgil Lama che aveva promosso il referendum lasciò libertà di coscienza agli iscritti).

Alla conseguente moderazione salariale e a tutta la sequela di contratti a ribasso firmati negli anni successivi (per entrare nell’euro, perché ce lo chiedeva l’Europa, per la crisi economica dei subprime) si aggiunge oggi l’inedito epilogo condizionato dalla pandemia. In cui però la pandemia c’entra solo in parte.

C’entra invece lo scenario di guerra mai sopito in varie parti del mondo (a partire dal vicino e medio-oriente) e recentemente approdato alle porte dell’Europa per la contrapposizione NATO-Russia riguardo l’Ucraina.

C’entra la lotta commerciale (e politica) tra Cina e USA che passa attraverso le tecnologie informatiche (5G è solo la punta dell’iceberg) fino alle catene di approvvigionamento dei materiali.

Non a caso il governatore di Bankitalia Visco, recentemente, ha sentito la necessità di mettere le mani avanti con l’avvertimento che “…i rischi di un disancoraggio delle aspettative e di avvio di rincorse tra prezzi e salari, di cui pure al momento non vi è evidenza, vanno attentamente monitorati.” Un modo per bloccare sul nascere ogni ipotesi di aumento dei salari.

È in questo scenario di lotta tra titani la condizione della classe lavoratrice scompare definitivamente dalla scena. Si usa invece l’attenzione generale sulla pandemia come “arma di distrazione di massa”.

Come SGB abbiamo il forte sospetto che quanto sta per accadere non sia altro che il normale recupero dei cosiddetti “ristori” erogati tra il 2020 e il 2021. Il 2022 si profila come l’anno in cui i governi europei dovranno andare a recuperare quello che hanno speso aumentando il debito (quasi senza limiti). Anche il famigerato PNRR con l’evocativo termine “resilienza” ci induce a essere assorbenti e adattivi di fronte alle avversità che arriveranno: siamo passati da resistenti a resilienti!

 Come uscirne? Siamo dell’avviso che solo recuperando potere d’acquisto sia possibile invertire la rotta rispetto alla deriva verso cui ci stanno conducendo le politiche liberiste. Per questo intendiamo riprenderci quello che ci è stato tolto. Secondo l’ISTAT l’inflazione è cresciuta tre volte più dei salari nel solo 2021 e il tempo medio del rinnovo dei contratti di lavoro arriva dopo quasi due anni e mezzo facendo perdere ancora più salario.

È necessario raccogliere consensi per riportare i lavoratori a decidere il proprio futuro a partire da un pieno recupero dei salari rispetto all’inflazione, senza disdegnare alcun percorso pratico: dalle manifestazioni alle petizioni, dal referendum allo sciopero. 

Occorre porre le basi per costituire un movimento che ripristini aumenti per salari e pensioni ancorati all’indice reale del costo della vita (compresi i beni energetici) e non a quella programmata, percepita o depurata. In tal modo potrà essere restituita ai contratti la loro primaria funzione: quella di migliorare le condizioni di lavoro, le tutele e gli strumenti di contrattazione.

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