La guerra è contro i lavoratori

L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa costituisce l’ultimo e più sanguinario capitolo di una guerra tra la NATO e la Russia che è in corso da anni. L’imperialismo USA, in pesante crisi d’influenza in altre parti del mondo, punta a penetrare i mercati dei paesi dell’ex URSS, ad appropriarsi delle loro risorse e a sostituirsi alla Russia nel ruolo di principale fornitore energetico dei paesidell’UE.

La posta in gioco è altissima ed è per questa ragione che NATO e USA impediscono sistematicamente ogni tentativo diplomatico e di mediazione che possa contribuire anche solamente a calmierare il conflitto.

Le sanzioni alla Russia non stanno condizionando minimamente il Cremlino sulle decisioni di guerra ma stanno avendo il solo effetto scontato di favorire l’importazione in Europa di diverse categorie di beni provenienti dal Nord America in sostituzioni di quelli russi (principalmente granaglie e petrolio).La chiusura dei porti e delle rotte commerciali di due dei più grandi granai del mondo sta producendo una delle più grandi crisi alimentari, destinata colpire anche i paesi europei mentre la “guerra dell’energia” sta facendo levitare i prezzi del carburante ed il rischio che centinaia di migliaia di attività produttive debbano chiudere non solo per la mancanza di materie prime ma per la mancanza di energia o dei prezzi proibitivi di essa è all’ordine del giorno.Siamo entrati di fatto in una fase di recessione economica ed altissima inflazione (stagflazione) che colpirà sempre più duramente i lavoratori ed i settori popolari in generale.

L’inevitabile effetto dell’economia di guerra è infatti l’inflazione crescente.L’Istat ha comunicato che nel mese di aprile 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e una crescita del 6,2% su base annua.Non si registrava un’inflazione vicina al 7% in Italia dall’estate del 1982. Il forte incremento dei prezzi riguarda soprattutto l’energia che ha registrato un incremento del 45%. Anche i beni alimentari sono più cari del 7,8% rispetto ad un anno fa. A maggio i prezzi continuano a salire ma i salari sono fermi.Secondo l’Ocse il salario medio di un lavoratore italiano è più basso di quello del 1990 del 3% mentre in Francia e in Germania i salari medi sono cresciuti di oltre il 30% per cento e negli USA del 40%.

Ogni lavoratore italiano ha perso in busta paga qualcosa come 1.000 euro mentre l’acquisto o l’affitto di una casa è triplicata e negli ultimi 20 anni i prezzi dei beni durevoli è complessivamente aumentata del 35%.

La spesa per gli armamenti

Su ordine della Nato, quasi tutti i paesi europei (Italia e Regno Unito in testa) continuano ad inviare armi alle truppe ucraine (anche a quelle irregolari e neonaziste) con l’inevitabile conseguenza di alimentare e far proseguire questa guerra che sta causando lo sterminio di migliaia di ucraini e russi, la distruzione di intere città e lo sfollamento di milioni di profughi.Il conflitto è sempre più di portata mondiale.Mentre la Cina, importante partner commerciale della Federazione Russa, continua ad inviare armi alla Serbia, i governi europei, per sostenere la loro corsa agli armamenti, non potranno fare a meno delle materie prime provenienti non solo dalla Cina e dalla Russia ma anche dall’ Africa, continente dove porti e ferrovie parlano oramai cinese da anni.La guerra militare tra Stati inasprisce, come sempre, la guerra tra le classi sociali all’interno dei singoli paesi.Il governo Draghi ha aumentato le spese militari fino al 2% del PIL (3,5% del bilancio dello Stato).Dopo decenni di tagli draconiani alle pensioni, alla spesa sociale e ai servizi essenziali (sanità, scuole e trasporti pubblici in testa) lo Stato italiano riesce a passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno) di spese militari.

È ora di mobilitarsi

La classe lavoratrice s’impoverisce sempre più mentre si riempiono le tasche degli speculatori e di tutti gli attori economici che traggono profitto dalla guerra a partire dalle industrie belliche, dirette e indotte.Questo cataclisma che sta investendo l’Italia e gli altri Paesi porterà a nuove ondate di licenziamenti ad un’ulteriore intensificazione dei livelli di sfruttamento dei lavoratori e di repressione delle lotte sociali e sindacali.

Per questo

SGB sciopera il 20 maggio insieme a tanti altri Sindacati di base e conflittuali

manifesta in tutta Italia per rivendicare:

  • Il blocco immediato di invio di armi all’Ucraina;
  • l’immediato cessate il fuoco;
  •  il taglio del 90% delle spese militari ed iltrasferimento di tali risorse alla scuola, aitrasporti e alla sanità pubblica;
  • il congelamento dei prezzi dei beni di primanecessità (generi alimentari come pane e pasta,tariffe di luce, acqua e gas etc);
  •  l’introduzione della scala mobile: adeguamentoautomatico dei salari all’aumento dei prezzi;
  •  la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed un nuovo blocco dei licenziamenti per contenere le prossime ondate didisoccupazione.
  • Un reddito sociale dignitoso per tutti i disoccupati

FUORI LITALIA DLALLA GUERRA


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