IL BAVAGLINO DELL’INPS

La questione delle “mascherine Inps”per i propri dipendenti dovrebbe sollevare un vespaio di polemiche interne, all’Istituto e non solo. Nella foto, la comparazione con una mascherina a norma e il “fazzoletto” dell’Inps fa risaltare l’enormità della vicenda, perché di tutto si tratta, ma la “cosa” dell’Inps non è certamente un dispositivo sanitario. Chissà chi ha autorizzato, avallato, chissà chi ha ordinato. Se non fossimo nel pieno di una drammatica pandemia sanitaria, con rischi paventati di altre chiusure prossime, e in una crisi socioeconomica immane, scenari foschi da dopoguerra, finirebbe con una risata sull’inadeguatezza cronica della classe dirigenziale nostrana. Ma non è così, il caso non è spiritoso, né insignificante né tantomeno divertente, è disputa serissima. Infatti, la diatriba non è il fazzoletto, perché questo è, (misura circa 25x 33cm), o meglio, dovrebbe (il condizionale è ironico), essere piegato in due e agganciarsi alle orecchie, il verbo non è metafora. Questo “fazzoletto” non è neppure munito di elastici o cordicelle, ma di fori grossolani e mal tagliati: i pochi colleghi che la provano, assicurano che è scomodissima (praticamente non avendo elastici, risulta stretta e per niente adattabile alla conformazione del viso. Risultato: difficoltà di respirazione e quasi impossibilità di parlare, insomma oltre che inutile anche dannoso. Ribadiamo che il pastrocchio è grave, uno spreco evidente ed inaccettabile di risorse pubbliche, irrispettoso, ingiurioso, lesivo con i lavoratori e i cittadini, offensivo verso le più elementari forme di sicurezze e di autotutela personale e collettiva: fa a pugni con un rigido protocollo che prevede, giustamente, la misurazione della febbre all’entrata, (controlli individuali minuziosi con tanto di richiami), uso di disinfettanti e… mascherine a norma, sic! L’Istituto dovrebbe chiedere scusa alle lavoratrici e ai lavoratori, che nel periodo Covid, in smart working forzato ed imposto, sono riusciti a rispondere efficacemente, in condizioni di disagio assoluto, solitudine domestica, sostenendo a proprie spese – con tanto di cellulari privati – una mole di lavoro spropositata, del tutto inedita ed imprevedibile. A “ottobre i sussidi erogati dall’Inps coinvolgevano una platea di oltre 14 milioni di beneficiari, con una spesa superiore a 26 miliardi di euro. È come se a un quarto della popolazione italiana fossero stati trasferiti in media quasi 2.000 euro a testa”, come ha divulgato l’INPS sul proprio sito web.Un’emergenza che ora si sta strutturando, non è effimera, rischia di stratificarsi e inabissarsi pericolosamente, visto il blocco dei licenziamenti ancora in corso, fino al 31 marzo e un indicatore come la CIG in pieno regime, “da inizio emergenza Covid, la Cassa Integrazione (ordinaria, in deroga, fondi di solidarietà) è stata erogata a oltre 6,7 milioni di lavoratori, di cui circa 3,5 milioni con pagamenti diretti e 3,2 a conguaglio su anticipo delle aziende per un totale di quasi 25 milioni di integrazioni mensili” (come da comunicazione Inps pubblicata sul sito Web). Questo, grazie ai dipendenti dell’Inps, che meriterebbero maggiore attenzione di un tovagliolo spacciato per dispositivo di protezione individuale e medico-sanitario. L’Istituto ha tenuto, grazie ai lavoratori, che con dignità e professionalità, nonostante una campagna stampa sfavorevole, il mainstream mediatico degli intellettuali da salotto in gara nell’insultare i “garantiti” del lavoro statale; qualcuno ha aizzato il “popolo” in prime time, con figure trite, abusate stupide tipo fannulloni e imboscati. Tant’è: crediamo che il personale dell’Inps e i cittadini, meritino rispetto. Questo episodio delle mascherine è ignominioso e del tutto irricevibile rispetto al senso del nostro tempo, segnato da lutti e tragedie collettive. Invitiamo l’Inps a rispettare l’obbligo del datore di lavoro a dotare il personale di dispositivi di protezione individuali conformi a norma. E anche al senso di dignità…

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