BEATA DIRIGENZA

Come hanno fatto i dirigenti a rimanere al passo dell’inflazione, mentre i dipendenti del comparto restavano abbondantemente al di sotto?
ella domanda, direte voi, eppure i dati pubblicati dall’ARAN sono incontrovertibili.
Nel periodo 2012-2021 le retribuzioni della dirigenza hanno tenuto il passo
dell’inflazione, mentre quelle dei dipendenti hanno perso metà dell’inflazione: e senza considerare quanto era andato già perduto per le mancate contrattazioni precedenti.
Occorre però fare un distinguo rispetto a quanto elaborato da “Il Sole 24 Ore” del 10 Marzo. Infatti, chi ha guadagnato di più è la dirigenza contrattualizzata con ARAN e
non quella in regime di diritto pubblico (la prima a +11%, la seconda al 4,9%).
Esattamente ribaltata la situazione nel comparto (forze di polizia a +7,6, comparti di contrattazione ARAN a +4,3%).
Questo fantastico risultato ha un’antica origine; quasi 30 anni fa si decise di
separare l’area della dirigenza da quella del comparto. Le risorse decise a livello
nazionale paiono restare in linea con il tasso d’inflazione programmata, ma non con quello reale e la differenza sostanziale avviene a livello decentrato, con buste paga sempre più ricche per la dirigenza e spesso sottratte ad una misurazione oggettiva, ma legate invece al grado di asservimento e abnegazione nei confronti della componente politica che lì li ha insediati. Proprio per avere yesman e yeswoman pronti a tutto.
Peraltro, nel caso degli enti locali, è paradossale che da un lato aumentano le indennità di carica per gli amministratori (in particolare quelli delle città metropolitane) e dall’altro non si trovano sufficienti risorse per i rinnovi contrattuali.
Su questo si innesta la novità più rilevante di questa tornata contrattuale costituita dall’introduzione dell’area quadri.
Questo introduce un elemento di novità grave perché va ad aggiungersi all’area delle posizioni organizzative, ma diversamente da questa si caratterizza per identificarsi più come vicedirigenza che altro. Ma con quali risorse verrà pagata? In che misura?
Se dobbiamo basarci sull’ipotesi di contratto per le amministrazioni centrali le risorse provengono dalla riduzione degli spazi assunzionali e la misura è compresa tra 50.000 e 70.000 euro, ma abbiamo il forte sospetto che, negli altri comparti, questo possa avvenire anche attraverso una distrazione delle risorse destinate al salario accessorio.
Senza contare che, a guardare sempre l’ipotesi contrattuale, occorre prepararsi ad affrontare un forte attacco sulla questione dell’orario, a partire dalla flessibilità già conosciuta con il cd. lavoro agile e con l’orario multiperiodale.
E comunque incrementare numero e retribuzioni per dirigenza e quadri a scapito di assunzioni e retribuzioni del comparto, è qualcosa che dovrebbe provocare una levata di scudi di ogni organizzazione sindacale. Invece no!
La trimurti cgil-cisl-uil e il consueto codazzo corporativo dei firmatari sembra si preoccupi solo di sottrarre la revisione
dell’ordinamento professionale (e dell’area quadri) alla trattativa con le RSU per lasciarlo al comitato paritetico.
A questi, va aggiunto il neocorporativismo di USB che pur di agguantare un posto al sole, affilia la CSE (ex diccap, ex sulpm, quelli dei “protocolli operativi”con Lega nord e Fratelli d’Italia) in un inedto mix per il solo comparto delle funzioni locali.
Non è questa la strada. Continueremo a rivendicare risorse e assunzioni per i comparti anche durante l’economia di guerra, anche in emergenza pandemia. I nostri avversari di classe non si fermano. Perché dovremmo farlo noi?

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