PUBBLICO IMPIEGO: 18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE DI TUTTO IL SINDACALISMO DI BASE!

L’uccisione durante lo sciopero dei lavoratori della logistica di un lavoratore e sindacalista che stava lottando per il diritto al lavoro e ad un trattamento dignitoso, ha contribuito a spingere le diverse organizzazioni sindacali conflittuali a fare fronte comune verso lo sciopero generale, nazionale, unitario convocato per il 18 ottobre prossimo.

L’emergenza lavoro e sociale – ora come non mai – la violenta crisi occupazionale, di reddito, di condizioni minime di sicurezza dentro e fuori i posti di lavoro, il ripristino della libertà di licenziamento, hanno reso necessario una risposta adeguata ed organizzata che reclami interessi e diritti di lavoratori e disoccupati.

Anche nel Pubblico Impiego, la pandemia ha fatto emergere gli effetti nefasti sulla disponibilità, quantità e qualità dei servizi dopo anni di tagli, chiusure, privatizzazioni ed esternalizzazioni, non solo in sanità e scuola, ma in tutta la Pubblica Amministrazione, compromettendo ruolo, funzione sociale e, con essa, anche potenzialità occupazionale.

Emergenza lavoro e servizi pubblici. Non c’è servizio o ufficio pubblico che non sia in crisi, senza personale, in costante arretramento e smantellamento, ormai persino a rischio chiusura. Basta! C’è bisogno più che mai di pretendere lavoro, concorsi ed assunzioni di massa, vera emergenza per consentire presente e futuro dei servizi e del lavoro pubblico.

Meno orario Più salario. Con sempre minore necessità di lavoro umano, o reclamiamo la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario, o ci arrendiamo alla disoccupazione sempre più dilagante e di massa ed all’arretramento continuo di salari e condizioni di chi resta al lavoro. Come sta già avvenendo. Anche nel Pubblico Impiego.

Contratto e stipendi. Ma di tutto questo nelle trattative per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici non c’è alcuna traccia. 

Niente sull’orario, e per il salario, dopo quasi 15 anni di stop, a parte l’ultimo contratto farsa, l’adeguamento medio degli stipendi che stanno concordando è di circa 70 euro lordi, poco più della metà al netto.

Come sempre spazio a salario accessorio, inasprimenti disciplinari, discrezionalità della valutazione, in ossequio ai propositi dell’ex e neo Ministro Brunetta, ora condivisi dalla triade confederale & c. Ancora loro! E’ questo che vogliamo? Noi no!

Intendiamo lottare e scioperare per avere stipendi adeguati ad avere una vita libera e dignitosa, non soggetti alla volubilità e discrezionalità di questo o quel dirigente: stipendi su cui poter contare mensilmente. Altro che valutazione, incertezze e discrezionalità.

Riconoscimento professionale. Amministrazioni pubbliche piene di lavoratori inquadrati nelle aree più basse ma che svolgono ogni giorno altro tipo di mansioni. Ma nelle discussioni del nuovo contratto anche stavolta di tutto questo non c’è traccia. Siamo fermi ancora una volta alle regole decise dal loro amico Brunetta. Occorre invece dare spazio alle esperienze con percorsi mirati di carriera per il personale interno senza che esso debba essere sottoposto alla falcidia dei concorsi lotteria.

Analogo discorso va affrontato per le rinnovate compressioni dei diritti conquistati in passato dalla classe lavoratrice rispetto a malattiatrattenute, permessi, pensioni. A proposito di pensioni:

Lo scippo del TFR. Anche il tentativo di cgil cisl uil & c. di scipparci anche il TFR, con accordo già fatto all’Aran, di introdurre il silenzio assenso per trasferirlo nei loro fondi rappresenta l’emblema dell’inutilità di quelle organizzazioni che non possono più dirsi sindacali.

Basta! Facciamoci sentire, ricostruiamo e riprendiamoci presente e futuro. 

Ora con lo sciopero! Domani con le RSU! Dopodomani riconquistando ogni diritto calpestato.

Organizzati con SGB.

Sotto, il comunicato in pdf

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