SGB lascia il tavolo di BolognaFiere sul Contratto di espansione e chiede apertura immediata del Tavolo di sito.

Finalmente Bolognafiere riapre le attività lavorative, in programma infatti da giugno molte manifestazioni per il 2021 tra cui alcune importanti come Cersaie e Eima .

Purtroppo però le condizioni del ‘buon lavoro’ per i lavoratori di manifestazione, cioè quel ramo trasferito forzosamente senza il proprio integrativo in BF servizi, sono ad oggi ancora molto incerte in quanto non si riesce a vedere ‘luce’ sulla condivisione di un contratto integrativo che non prevede per il futuro assunzioni dirette per queste figure, prevedendo invece nella riorganizzazione, pochi coordinatori di tanti precari, possibilmente dichiarati stagionali da qualche accordo sindacale.

Quindi oggi non c’è molto da festeggiare per una ripresa del lavoro in BolognaFiere, che si appresta a firmare un ulteriore fuoriuscita di circa 30 lavoratrici e lavoratori di manifestazione tramite un ‘Contratto di Espansione’ che prevede un piano riorganizzativo tutto spostato sui lavoratori in appalto. Un contratto che come SGB abbiamo deciso di non firmare perché, nasconde, e neanche tanto, la prosecuzione del progetto di Boni del 2016 con i licenziamenti di massa, bloccati dalla lotta dei lavoratori.

A Regione, Comune di Bologna e Città Metropolitana, azioniste di maggioranza di BolognaFiere, che firmarono con le parti sociali inclusa SGB il Protocollo d’intesa in materia di appalti, legalità, sviluppo e qualità del lavoro per Bologna Fiere vogliamo chiedere che venga convocato al più presto il Tavolo di sito previsto nel protocollo per monitorare ed avere “informazioni preventive rispetto ai progetti di sviluppo e alle prospettive occupazionali e sulla gestione degli appalti” .

In questo momento di crisi, in cui si è sviluppato un ‘vivace’il dibattito sullo smantellamento delle regole del Codice degli appalti, tra cui il ritorno al massimo ribasso, a cui siamo contrari, per SGB è necessario ribadire che il lavoro con assunzione dirette da parte delle aziende a partecipazione pubblica e degli enti pubblici in generale (Comuni e Regioni), deve essere un obiettivo eticamente da perseguire, lasciando una volta per tutte il sistema degli appalti che ad oggi produce infiltrazioni mafiose, aumento della corruzione, abbassamento dei diritti e dei salari dei lavoratori in appalto e il loro sfruttamento.

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