VOTIAMO SI

L’8 ed il 9 giugno 2025, oltre ai quattro referendum sul Lavoro, i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi su un altro importante e delicato quesito: la cittadinanza agli stranieri.
Pur non condividendo l’illusoria idea secondo cui i diritti sociali si possano affermare per referendum, soprattutto in mancanza di un forte movimento di massa, SGB invita tutti i lavoratori a votare per il SÌ.
Il quesito referendario consiste nel dimezzamento a 5 anni dei tempi richiesti per la domanda di cittadinanza, armonizzando così l’Italia ad altri paesi europei come la Francia, la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia.
Si tratterrebbe del “minimo sindacale” per milioni di persone che comunque già vivono stabilmente nel nostro paese e che nella quasi totalità dei casi lavorano duramente, pagano le tasse allo Stato italiano (spesso a differenza dei padroni che li sfruttano) e mandano i figli a scuola. In caso di vittoria del SI semplificherebbe la vita soprattutto ai bambini e agli adolescenti figli del flusso migratorio, nati e cresciuti in Italia ma condannati ad essere stranieri per molti anni se non per tutta la vita poiché, secondo il nostro ordinamento, la cittadinanza è ancora una questione di sangue.
Proprio per questa ragione, la riduzione del requisito generale di residenza da 10 a 5 anni, consentendo ai genitori di accorciare i tempi della loro cittadinanza, velocizzerebbe anche la cittadinanza automatica per i figli minorenni.
Tuttavia, teniamo anche a ricordare che le stesse forze politiche di “sinistra” che oggi propongono il quesito referendario per semplificare la cittadinanza agli stranieri, pur avendo governato l’Italia per decenni con larghissime maggioranze parlamentari, si sono sempre ben guardate dal sostituire nell’ordinamento italiano il principio dello “ius sanguinis” (è cittadino per nascita il figlio di cittadino italiano) con lo “ius soli” (è cittadino chi nasce sul territorio dello Stato).
Anzi, sono state proprio le maggioranze di centro- sinistra a restaurare le normative di stampo fascista e razzista nel nostro Paese.
È stato infatti il primo governo Prodi a reintrodurre i campi di concentramento per gli stranieri in Italia con la Legge Turco-Napolitano del 1998 ed è stato un altro governo di centro-sinistra, sempre presieduto da Prodi, a promulgare il decreto anti-rumeni nel 2007. Si osservi che un provvedimento normativo come il decreto anti-rumeni di Prodi, rivolto specificamente contro un popolo, non si vedeva in Italia dalle leggi razziali di Mussolini del ’38 contro gli ebrei.
Nel 2025, questi stessi soggetti, con l’ausilio di qualche faccia nuova tipo la Schlein, chiedono ai cittadini italiani, attualmente frastornati dall’economia di guerra e dall’inflazione, di esprimersi sulla cittadinanza agli stranieri.
Questo maldestro tentativo delle forze di “sinistra” di distinguersi un po’ da Meloni e da Salvini per fini elettorali, strumentalizzando gli immigrati, avviene proprio in una fase record di astensionismo elettorale.
Sappiamo benissimo che il mantenimento degli immigrati nella situazione di illegalità/clandestinità permanente è una scelta strategica trasversale ad ogni possibile schieramento politico di governo.
Il binomio inscindibile immigrazione-clandestinità è voluto dai padroni perché serve a mantenere divisi i lavoratori (italiani e stranieri) e a comprimere i salari di tutti verso il basso.
Il superamento della condizione di clandestinità per i lavoratori stranieri può portare solo vantaggi ai lavoratori italiani a partire da quelli salariali poiché si ridurrebbe la massa dei più ricattabili.
Pertanto, la nostra lotta per la piena equiparazione dei diritti, sui luoghi di lavoro e nella società in generale, andrà sempre avanti indipendente da quello che succederà l’8 ed il 9 giugno!