CONTRO LA MILITARIZZAZIONE AZIENDALE DELLA SANITA’ PUBBLICA

AUSL BOLOGNA

E’ evidente che con l’impoverimento delle risorse destinate alla sanità, per stipendi e assunzioni degli Infermieri, degli Operatori sociosanitari, degli Educatori e Tecnici delle professioni sanitarie, i carichi e i turni di lavoro hanno raggiunto un peso insostenibile, a scapito della salute fisica e psichica di tutto il personale.

Le aziende stanno aggravando, nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, le relazioni gerarchiche attraverso Dater e capi sala, capi tecnici ecc.

È cosa nota che l’organizzazione delle strutture nella sanità sia stata sempre ispirata a moduli gerarchici di tipo militare, ora si sta superando il limite.

Si registrano cose assurde, quali la richiesta di fruizione di permessi studio che deve passare per il consenso, prima di un caposala o coordinatore e poi arrivare alla direzione competente…; addirittura anche per le richieste delle agevolazioni della legge 104; per non parlare delle richieste di ferie o permessi personali, che sono in pratica ignorate, non meritando neanche un riscontro negativo da parte di un “caporale”. I diritti contrattuali diventano concessioni, a volte favori.

Anche determinati benefici economici, destinati a categorie professionali, diventano strumento di discriminazione perché non a beneficio di tutti quelli che hanno i medesimi requisiti, sebbene contrattati o concordati con i sindacati. Gli stessi sindacati che poi, al momento della cattiva applicazione di quei benefici, si voltano dall’altra parte invece di reclamare l’esatta, corretta applicazione di quanto hanno concordato, pur a fronte di specifici reclami.

In queste condizioni, chi è costretto a restare invece di scappare nel privato, subisce questa militarizzazione delle proprie condizioni di lavoro.

Non è normale! Chi può fugge, va nel privato o emigra, ottenendo condizioni di lavoro migliori. Ma per chi resta, in questa anormalità, rischia di far la fine della rana bollita: gli esseri umani finiscono per adattarsi alla mediocrità, all’insoddisfazione e al dolore, al punto da non avere più le forze per riconoscere la felicità e combattere per conquistarla.

A fronte dei soliti documenti aziendali che esibiscono valori quali la professionalità e la valorizzazione del personale da un lato e l’imparzialità, equità e trasparenza da parte di chi ha posizioni direttive o di coordinamento dall’altro, nella pratica si assiste spesso all’esercizio discriminatorio della propria posizione.

Un atteggiamento “militaresco” stimolato dalla dirigenza aziendale: diritti e benefici economici che diventano privilegi o concessioni per pochi e comunque non per tutti. Questo certo è l’effetto delle politiche di impoverimento della sanità pubblica, attuate da tutti i governi (tutti), con la complicità e il consenso dei sindacati confederali e autonomi dagli anni ’90 ad oggi.

Oggi vediamo il ridicolo atteggiamento della Cgil, in veste di organizzazione affiliata al PD, che non firma il contratto collettivo, come se tutti i precedenti contratti che regolarmente ha firmato, avessero portato condizioni migliori in termini di salario e diritti… Così negando un minimo ristoro economico ai lavoratori della sanità pubblica che aspettano da 4 anni un nuovo contratto.

SGB è impegnata nella difesa della dignità di lavoratrici e lavoratori della Sanità Pubblica.

Per le RSU VOTA I CANDIDATI SGB, per contrastare la militarizzazione aziendale della Sanità Pubblica

Di seguito, il comunicato in formato pdf

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